Allevamento canarini

Le razze da allevare

L’allevamento dei canarini è una pratica molto diffusa e che si tramanda da tempi antichissimi. Quando si sceglie di allevare una coppia o più esemplari di questi volatili occorre come prima cosa scegliere con attenzione la specie poiché non tutti i canarini sono uguali e non tutti presentano lo stesso grado di difficoltà. Se si è alle prime armi, si può optare per le razze più facili come i canarini “Sassoni” verdi, agata o bruni oppure con i classici canarini gialli o bianchi, per evitare di farsi scoraggiare dalle difficoltà iniziali. Se non si è molto pratici, vanno evitati quelli rossi perché richiedono l’utilizzo di coloranti artificiali per riuscire ad ottenere la giusta colorazione del piumaggio. Vanno evitate le razze giganti, mentre se si opta per un canarino arricciato allora la scelta migliore è rappresentata dal Fiorino. Più difficili da allevare risultano, infine, i canarini da canto che sono più delicati e necessitano di maggiori cure e attenzioni.
canarino rosso

Genetica di base nel canarino di colore

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La gabbia

gabbia canarino Se si decide di allevare dei canarini un elemento fondamentale per la loro sopravvivenza è rappresentato dalla gabbia. La gabbia deve essere di forma rettangolare, con sbarre verticali e grande abbastanza da contenere comodamente uno o più esemplari di canarino. Quelle tonde o cilindriche possono causare problemi di orientamento al volatile. Le gabbiette standard misurano all’incirca 60 centimetri di lunghezza, 40 centimetri di profondità e altrettanti di altezza. Le gabbie solitamente presentano due porticine sul davanti e due sui lati. Le mangiatoie devono essere in numero uguale agli esemplari ospitati. Oltre alle mangiatoie bisogna prevedere anche i beverini, meglio se cilindrici, che sono più facili da lavare. Sono consigliate le gabbie con fondo estraibile per consentirne una più agevole pulizia quotidiana. Il fondo può essere rivestito con carta bianca che deve essere sostituita tutti i giorni. I posatoi devono essere stabili e di dimensioni tali da non creare traumi alle zampette e vanno posizionati a diverse altezze. La gabbia, le mangiatoie, i beverini e i posatoi devono essere lavati e disinfettati accuratamente almeno una volta a settimana.

Nel periodo della riproduzione bisogna inserire nella gabbia anche il nido dove la femmina dovrà deporre le uova. I nidi solitamente consistono in cestini di vimini sorretti da porta-nidi di ferro. La gabbia va posizionata in un luogo riparato e asciutto, lontano da correnti d’aria e da fonti di umidità. Se la si tiene in casa vanno evitati il bagno e la cucina, il primo perché troppo umido e la seconda perché i fumi dei fornelli potrebbero risultare tossici per l’animale. La scelta migliore è la veranda o un punto riparato del balcone se si possiedono. Se la gabbia si trova in un luogo molto illuminato, si consiglia di coprirla con un panno scuro durante la notte per non disturbare il sonno dei canarini.

Nella gabbia, inoltre, bisogna prevedere anche una vaschetta con dell’acqua pulita per il bagno. I canarini, infatti, sono uccelli molto puliti e amano lavarsi tutti i giorni. L’acqua deve essere cambiata una volta al giorno. Indispensabile, infine, è la zanzariera per proteggere il canarino dalle zanzare che rappresentano una grave minaccia per la salute dei volatili. I morsi delle zanzare, infatti, possono causare gravi ferite alla pelle e trasmettere il virus del vaiolo. Per questo la sera la gabbia va protetta con una zanzariera o con un velo.


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Come maneggiarli

Naturalmente se si vuole allevare un canarino, bisogna anche imparare a maneggiarli quando si vuole metterli o toglierli dalla gabbia. Si tratta di animali molto delicati e vanno maneggiati con cura. Un trucco per riuscire ad afferrare un canarino senza che si spaventi o si dimeni rischiando di ferirsi è quello di oscurare la stanza poiché questi uccelli non vedono in penombra. Quando lo si afferra bisogna tenere il pollice e l’indice attorno al collo senza stringere e lasciare la testa sporgere nella fessura. Un’operazione più difficile è quella di tagliare il becco quando cresce troppo. Di solito va accorciata la mandibola superiore utilizzando un tagliaunghie, ma, se non si è esperti, è meglio lasciar fare quest’operazione a un veterinario. A volte può capitare che per una manovra maldestra o per un incidente il canarino possa rompersi o ferirsi a una zampina o ad un’ala. In questi casi bisogna fare in modo che l’animale debba muoversi il meno possibile e aspettare che l’arto fratturato guarisca da solo. I canarini hanno una buona capacità di guarigione spontanea. Se però dopo un certo periodo si nota che l’animale non guarisce allora si consiglia di portarlo dal veterinario.


Alimentazione

I canarini sono volatili essenzialmente granivori. Si nutrono soprattutto di semi e frutta che in natura si procurano sugli alberi tipici dei paesi di provenienza. In cattività quindi vanno nutriti con una miscela di scagliola – che è l’alimento base - a cui andranno aggiunte piccole percentuali di semi oleosi come il Nigger o il ravizzone. Si possono somministrare anche i semi di avena, canapa e lino che però devono essere dati in piccole quantità perché molto grassi. La dieta dei canarini può includere anche farina di mais, pangrattato, fette biscottate e i pastoni venduti nei negozi di animali. Per garantire il giusto apporto di calcio si devono mettere a disposizione del volatile della sabbia silicea e degli ossi di seppia. Alla miscela di semi vanno aggiunti anche cibi freschi come uno spicchio di mela, una foglia d’insalata, qualche carota e le verdure Durante la stagione degli amori bisogna prestare molta attenzione alla composizione del pastone che può essere acquistato già pronto o fatto in casa. Di solito gli ingredienti che non devono mai mancare nel pastone sono le uova, fondamentali per aiutare la canarina nella deposizione delle uova, farine e semi vari.


Riproduzione

Il periodo della riproduzione dei canarini coincide in natura con l’arrivo della primavera e con l’aumento delle temperature e delle ore di luce. Durante il periodo degli accoppiamenti occorre allestire la gabbia con l’osso di seppia (fornisce il calcio per la formazione del guscio), la sabbia silicea, il nido dove poi la femmina della coppia deporrà le uova e le coverà e il materiale necessario per l’imbottitura come le sfilacce di canapa o di iuta che si possono acquistare nei negozi di animali. Vanno evitati i fili sintetici che possono ferire le gambette dell’animale. Una volta preparata la gabbia, si possono introdurre il maschio e la femmina. Inizialmente si possono verificare dei litigi e quindi conviene dividerli con una grata divisoria e attendere che si ‘conoscano’ e si ‘innamorino’. Se dopo alcuni giorni continuano a litigare allora, è meglio cambiare il maschio con un altro. Se invece i due uccellini cominciano a piacersi, si noterà la femmina che inizia a costruire il nido e il maschio che la imbecca e le sta sempre vicino. In media vengono deposte quattro uova a covata a distanza di un giorno l’uno dall’altro. Dopo la deposizione del primo uovo, bisogna toglierlo dal nido e conservarlo con delicatezza in una scatolina. L’uovo va sostituito con uno finto che resterà nel nido fino alla fine della deposizione. Man mano che vengono deposte, le uova devono essere tolte. Saranno rimesse tutte nel nido per l’inizio della cova e in questo modo si schiuderanno tutti allo stesso momento e avranno tutti le stesse possibilità di sopravvivere. Nel periodo della deposizione bisognerà integrare l’alimentazione con cibi ricchi di proteine. La schiusa delle uova si ha dopo circa due settimane. Per sapere se le uova sono fecondate, si utilizza la tecnica della speratura che consiste nel guardare controluce l’uovo che deve essere uniformemente rosato altrimenti, significa che non è stato fecondato


Allevamento canarini: Malattie

I canarini sono volatili molto robusti, ma, possono incappare in malattie e infezioni che possono rivelarsi anche mortali. Tra le malattie più diffuse tra i canarini ci sono gli ascessi provocati dalle punture di zanzare o da un particolare microbo detto stafilococco che se non curati a dovere possono causare la morte dell’animale. Ci sono poi una serie di disturbi neurologici che portano a scoordinazione nei movimenti e meningiti. Questi disturbi sono quasi sempre causati dall’ingestione di sostanze tossiche presenti nelle verdure o disinfettanti nocivi usati per pulire la gabbia e gli accessori. Le carenze di vitamina E e di Selenio possono portare l’encefalomalacia, mentre carenze alimentari possono portare ad episodi di cannibalismo. Tra i disturbi legati al piumaggio, il più frequente è sicuramente la deplumazione che è causata dalla presenza di un particolare acaro che penetra nella piuma e la spezza. Carenze alimentari possono portare anche a fenomeni di falsa muta. Se la gabbia con i canarini è tenuta in ambienti troppo freddi e umidi, allora si possono verificare problemi di artrite e reumatismi alle zampe che si presentano arrossate, gonfie e l’animale ha evidenti problemi a camminare. La pediculosi, invece, è un tipo di infezione veicolato dall’acaro rosso un parassita che si nasconde spesso negli anfratti più improbabili della gabbia e che provoca anemia e malessere all’animale infestato. Tra le malattie virali e batteriche più diffuse tra i canarini ci sono infine il vaiolo, la clamidosi, la tubercolosi e il colera.

Il vaiolo colpisce soprattutto nel periodo autunnale. Si manifesta con la presenza di vesciche pustolose sulle zampe, sulle narici e sugli occhi. La forma più grave porta alla morte. La clamidosi si manifesta con diarrea, inappetenza, congiuntivite e dimagrimento eccessiva. La tubercolosi è rara nei canarini e porta quasi sempre alla morte. I sintomi principali sono il dimagrimento, la diarrea e le lesioni cutanee. Il colera, infine, è molto raro nei canarini e si manifesta con diarrea forte, febbre e decesso.

La micosi più frequente nei canarini, infine, è la gastrite micotica causata da un particolare fungo detto Aspergillus. Questa infezione determina il dimagrimento del canarino e feci alterate. La coccidiosi, infine, è trasmessa da microbi detti coccidi che attaccano l’intestino di tutti i volatili e provocano diarrea biancastra o nei casi più gravi emorragica.



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