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La caratteristica fondamentale di questo tipo di cani è il fatto che, quando si trovano davanti ad una preda, si bloccano, ed assumono pose diverse in base alla loro razza, e per mezzo di questa immobilità e puntando lo sguardo fisso manifestano al cacciatore presenza e posizione dell’animale durante la caccia. Solitamente questi cani vengono addestrati per cacciare con il loro padrone i galliformi (fagiani, starne, quaglie, pernici), o anche beccaccia, beccaccino, oppure vengono impiegati per la caccia della lepre, o di altra selvaggina a pelo. Il casi come questi deve esistere un forte legame ed una grande complicità tra il cane ed il cacciatore che segue, e molto, in assoluto silenzio, si gioca sui segnali impercettibile e sugli sguardi, al via silenzioso del padrone infatti il cane scatterà in avanti, avventandosi sulla preda per compierne lo sfrullo, in caso contrario è addestrato a tenere la posizione. Il cane da ferma dunque non deve avere indole impulsiva, tanto meno spirito troppo combattivo. La sottomissione e l’assoluta dedizione al padrone lo rendono perfetto per questo tipo di pratica, anche nel caso in cui siano presenti anche ulteriori cani collaboratori durante la caccia.
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La loro indole naturale li porta a cacciare specialmente la selvaggina da pelo, per intenderci parliamo di lepri, volpi, caprioli, cervi, daini, mufloni e cinghiali. La loro caccia avviene attraverso quattro distinti step.
I cani da seguito (o segugi) sono parte di una delle razze più antiche mai selezionate. Sono cani resistenti, forti e con un ottimo fiato, per cui sopportano bene la fatica e sanno in genere adattarsi ad ogni tipo di terreno, sia asciutto che bagnato o fangoso. Il nome “segugio” è di dubbia origine, a quanto pare potrebbe derivare da una popolazione gallica della valle della Segusia, i Segusi, mentre altre interpretazioni lo legano semplicemente alla parola latina che indicava l’azione del “seguire”. I cani da seguito sono impiegati per scovare le tracce del selvatico che una volta trovato, come quelli da cerca, lo spingono verso il posto dove i cacciatori lo stanno aspettando. Tutti i Segugi fanno parte delle razze da seguito. In un primo tempo erano tutti classificati in un unico gruppo, poi con l’ultima suddivisione ufficiale internazionale sono stati divisi in due sotto classi, quelli impiegati per la selvaggina di taglia grossa, come cinghiali e volpi e quelli per la selvaggina di più modeste dimensioni, come le lepri e i conigli selvatici. Il cane da seguito ha un fiuto davvero eccezionale ed è capace di seguire la pista di sangue lasciata inconsapevolmente dalla preda ferita per chilometri e chilometri senza lasciarsi fuorviare da altre piste. Grazie a questo grande talento spesso è impiegato anche per rintracciare anche persone disperse o ricercate a distanze incredibili, dopo aver annusato soltanto un indumento o addirittura un oggetto a loro appartenuto. Il tutto su emanazioni talora interrotte da corsi d’acqua. Per tale motivo viene impiegato con successo da numerosi corpi istituzionali. Esempi di cane da seguito sono il Segugio Maremmano, il Grand Gascogne Saintongeois, ed il più famoso Beagle.
I cani da tana sono chiamati così perché vengono impiegati per stanare la selvaggina dai rispettivi rifugi, animali come lepri, volpi o tassi. Quando riescono ad infilarsi nella loro tana, iniziano un vero e proprio combattimento con il selvatico con lo scopo di farlo uscire allo scoperto, dove verrà poi cacciato dal padrone o inseguito dai cani da seguita. Una delle caratteristiche peculiari di questi cani una forte dose di coraggio, accompagnata da una struttura mandibolare particolarmente sviluppata, come si può osservare dalla mole e dalla forza dei denti canini e del massetere, che gli permette di non mollare facilmente la presa. Solitamente, per motivi che non si fatica a comprendere, visto dove devono infilarsi, parliamo di cani di piccola statura, che possono anche scavare per mettere a nudo selvatici anche nel caso di tane fortemente anguste. Le razze più conosciute ed utilizzate di “cani da tana” appartengono ai bassotti ed ai terriers. Il bassotto è ormai quasi del tutto un cane da compagnia, ma ciò và contro la sua natura, cosa che si può capire anche soltanto osservandolo, essendo egli un cane forte e muscoloso, la cui altezza non raggiunge i 20 centimetri, dal corpo lungo e cilindrico, con gambe cortissime. Si è arrivati infatti a selezionare e perfezionare la riproduzione di questi cani dalle gambe cortissime a seguito di lunghe valutazioni . I cani da tana non sono però, a dispetto di quanto si pensi, dei soggetti violenti, tanto che non capita mai che durante la lotta ammazzino la loro preda, anzi, sono molto pazienti dovendo “stancare” il selvatico in modo da dare al cacciatore la possibilità di abbatterlo.
I cani da traccia o cani da sangue sono chiamati in questo modo in quanto il loro grande fiuto consente loro di individuare le tracce del selvatico ferito, anche quando viene irrimediabilmente perso dai cani da seguita. Quando la pista viene rintracciata dal suo tartufo, il cane instaura un dialogo con il suo padrone cacciatore, portandolo il più possibile nei pressi dell’animale braccato, senza abbandonare mai il suo controllo fino a che questi non giunge. Questi cani riescono a seguire, unicamente, la traccia del capo ferito senza farsi fuorviare dagli odori lasciati eventualmente da tutti gli atri animali che incontra nella sua “indagine”, anche se sono passati successivamente sulle orme di quello ferito. A loro spetta anche, nel caso, il compito di abbattere definitivamente l’animale ferito una volta che lo stanano. Questa operazione è molto delicata, perché un cane che abbia paura o troppo impeto può rischiare di farsi del male contro bestie di grossa mole. Ecco perché questi cani vengono addestrati a comportarsi in maniera diversa a seconda di chi hanno davanti. Con il capriolo per esempio, i cani da traccia sono abituati ad azzannare la gola, finendolo subito. Con animali più forti invece è necessario che azzannino una coscia, per costringerli almeno a fermare la fuga. Nel cinghiale poi il morso sarà all’orecchio, mentre per altra selvaggina basta un morso ai garretti. Il modo con cui i cani si comportano davanti alla selvaggina ha differenziato i criteri per la loro selezione ed il loro addestramento. E così i cani che inseguivano le prede per poi aggredirle (cani da sangue, cani da traccia, cani da pista) sono stati selezionati per la caccia alla sèguita mentre quelli che erano in grado di controllarsi nelle situazioni di pericolo sono diventati cani da traccia. L'olfatto nella specie canina è un senso molto importante sostanzialmente in tutti, ma nei cani da traccia è fondamentale e andrebbe tenuto sempre in costante allenamento. Questi cani devono localizzare la traccia, seguirla anche in condizioni di difficoltà, spesso seguendo debolissime emanazioni.
I cani da riporto cacciano a le loro prede a vista, e vengono definiti cani con la bocca “soffice” perché quando agguantano la preda sono capaci di non rovinarla con i loro denti. Sono i classici cani che una volta abbattuta la preda o ritrovata quella abbattuta dal cacciatore la riportano indietro lasciandola orgogliosi proprio tra le mani del padrone. Questo gesto significa per il cane una dimostrazione di stima e affetto nei confronti del loro padrone. I cani da riporto sono anche ottimi nuotatori, hanno anche un mantello eccezionalmente idrorepellente. La forza delle loro zampe e la loro resistenza eccezionale li porta ad essere impiegati anche in zone acquitrinose. Per questo motivo li si preserva dallo stress della lotta con la selvaggina e li si limita al solo recupero dopo lo sparo. In compenso si dimostrano perfetti su ogni tipo di terreno, veloci, molto obbedienti e svegli. Sono sempre di taglia media, anche se robusti, ed hanno diversi tipi di pelo, in base alla selezione della razza.
Non tutti i cani possono diventare cani da caccia: sebbene ogni animali possieda in sé l'istinto per la ricerca, per l'inseguimento e per la cattura della preda, esistono razze di cani che meglio si adattano ad accompagnare l'uomo nella pratica dell'arte venatoria. Innanzitutto dobbiamo citare il Setter Inglese. La sua più grande forza è quella di possedere un fiuto infallibile, che gli permette di riconoscere gli odori e di seguirli anche sulle lunghe distanze. Anche il Pointer Inglese si dimostra un'eccellente cane da caccia: potremmo anche definirlo il purosangue dei cani da ferma. Le sue virtù sono la velocità, la resistenza e il fiuto molto fine. Ma quello che potremmo definire il re della caccia è il Épagneul Breton. Un cane coraggioso, agile, e soprattutto molto intelligente; è capace di infilarsi in ogni anfratto senza paura (grazie anche alla sua taglia ridotta) per scovare la preda. Continuiamo poi con il famoso Beagle: ampiamente utilizzato anche per la caccia al cinghiale, è una delle razze che storicamente accompagna l'uomo nelle battute di caccia grazie alle sue doti. E' infatti un animale determinato, coraggioso e atletico. Mai aggressivo ma nemmeno timido!
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