I muli sono stati utilizzati nei millenni per compiere i lavori più diversi. I muli dell’esercito, ad esempio, venivano suddivisi in diverse classi. La suddivisione veniva effettuata in base a determinate caratteristiche quali la resistenza, la forza fisica e l’altezza al garrese. I muli di prima classe erano quelli più grossi e robusti e venivano usati per trasportare le armi e le munizioni, tra cui anche il pesantissimo mortaio che altrimenti avrebbe necessitato l’impiego di tre uomini per essere trasportato. I muli di seconda e terza classe, invece, erano quelli più piccoli e meno forti ed erano utilizzati per trasportare carichi più leggeri come le tende per gli accampamenti e le provviste per i soldati. Per il traino, invece, vengono utilizzati solo i muli più grandi che solitamente sono ottenuti dall'incrocio con asini del Poitou e con cavalle di tipo Bretone o Ardennese. I muli da soma, infine, sono più piccoli e vengono utilizzati per gli spostamenti e anche per i lavori nei campi. Le differenze tra i vari tipi di mulo non sono casuali, ma, sono il frutto di incroci precisi tra razze determinate al fine di ottenere animali con caratteristiche specifiche. Tra i più apprezzati ci sono i muli francesi che sono divisi in quattro razze, ciascuna proveniente da una regione in particolare: il mulo Poitou, il Cevennes, il Pirenei e il Dauphine. Il Poitou è il più grande dei quattro, il Cevennes è originario del massiccio centrale ed è il più piccolo; il Pirenei è frutto dell’incrocio con l’asino Catalano; il Dauphine, infine, è un mulo di taglia media, robusto e vigoroso.
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Il mulo è stato allevato fin dall'antichità in Illiria e in Mesopotamia. La sua diffusione è molto vasta grazie a quella sua spiccata capacità di adattamento che gli ha consentito di sopravvivere anche in presenza di condizioni molto sfavorevoli. Il mulo si trova in tutti i paesi del Bacino del Mediterraneo, in Africa, in Asia, in Palestina e nelle regioni dell’America Meridionale. Per le sue particolari caratteristiche di robustezza e di resistenza fisica è tutt'oggi molto diffuso nelle regioni caratterizzate da un’economia a prevalenza rurale, dove rappresenta un aiuto indispensabile per i contadini dei paesi in via di sviluppo. Non esiste un habitat specifico, poiché i muli sono animali molto adattabili e riescono a sopravvivere anche in condizioni impervie. La Francia può vantare un’antica tradizione nella produzione di muli di ottima qualità, ma, fino agli anni ’40 anche in Italia e soprattutto in Puglia c’era un fiorente allevamento di muli di qualità. I muli pugliesi, detti martinesi, erano il frutto dell’accoppiamento tra le cavalle murgesi e gli asini di Martina Franca e venivano utilizzati nell'artiglieria e nella fanteria alpina. Erano, inoltre, un aiuto indispensabile per i contadini di tutto il sud Italia.
I muli sono degli ibridi sterili, il che significa che non possono riprodursi, ma, che la specie può essere perpetrata solo attraverso il ricorso all'accoppiamento tra gli asini e i cavalli. La sterilità è causata dal corredo cromosomico dispari, in quanto formato solo da 63 coppie che, in fase di riproduzione, non consentono l’accoppiamento normale dei cromosomi e quindi la formazione di gameti funzionali alla procreazione. Quest’anomalia è dovuta al fatto che il mulo è frutto dell’incrocio tra l’asino, portatore di 31 coppie di cromosomi e la cavalla che, invece, ha nel corredo genetico 32 coppie e due tris. Esistono rari casi di femmine del mulo fertili se fatte accoppiare con cavalli o asini. I maschi, invece, sono irrimediabilmente sterili. L’accoppiamento tra la cavalla e l’asino ha una percentuale di successo molto bassa, tra il 30 e il 50%, ed è per questo che spesso si ricorre all'inseminazione artificiale. La gravidanza di una cavalla ingravidata da un asino è di circa due settimane più lunga rispetto a quella normale e dura all'incirca dodici mesi. La cavalla va lasciata a riposo nelle ultime settimane di gravidanza per evitare complicazioni anche gravi. Il parto è solitamente molto semplice e la cavalla da alla luce un solo puledro. I parti gemellari sono molto rari. Il puledro del mulo è molto simile a quello del cavallo ad eccezione del fatto che è più robusto e meno delicato dal punto di vista della salute. L’allattamento dura circa otto mesi. Subito dopo il parto, la madre va tenuta a riposo e può riprendere le sue normali attività solo dopo un mese di convalescenza. La femmina ripresenta l’estro già una settimana dopo il parto e può essere fecondata nuovamente. I maschi del mulo vengono castrati dopo un anno e mezzo, mentre l’addestramento comincia intorno ai diciotto mesi. Le tecniche di allevamento sono simili a quelle utilizzate per il cavallo e per l’asino.
Il mulo è un animale dalle abitudini alimentari molto spartane, non richiede grosse attenzioni per quanto concerne l’alimentazione e riesce a digerire anche foraggi grossolani. Richiede razioni molto inferiori rispetto a quelle di un cavallo a parità di peso ed è per questo che ha riscosso tanto successo nel corso dei secoli. In generale la dieta del mulo deve essere composta da orzo, nella misura di 2-4 chili, fieno (sei chili) o erba fresca. Ha un fabbisogno di acqua giornaliero di circa 20 litri che vanno somministrati in tre momenti diversi della giornata. Il mulo è un animale dal carattere complicato, è resistente, paziente, coraggioso e ostinato. Come gli asini tende a scalciare facilmente, ma, essendo più forte, il suo calcio rischia di essere molto pericoloso. Ha inoltre un tiro infallibile. E’ un animale preziosissimo in montagna e nelle zone caratterizzate da collegamenti e strade impervie. I muli riescono a percorrere circa cinque chilometri all'ora procedendo a passo lento in tutte le condizioni di strada e trasportando un carico pari al 30% del loro peso e possono marciare anche per 10-12 ore di seguito, arrivando a percorrere fino a 40 km al giorno. Per quanto concerne la potenza di carico, considerando che il peso medio di un mulo si aggira sui 450 chili, il peso massimo trasportabile dovrebbe aggirarsi intorno ai 130 chili. Secondo i manuali militari, però, il peso ideale dovrebbe essere di circa settanta chili. Anche gli antichi romani si occuparono dell’argomento, tanto che un editto dell’imperatore Diocleziano stabiliva che i carichi standard dovevano essere di 65,5 chili. In generale, i muli riescono a trasportare grossi carichi per lunghi tratti, senza accusare il minimo cenno di stanchezza.
I muli vengono allevati fin dall'antichità e sono stati utilizzati dall'uomo per i più svariati compiti, dal lavoro nei campi, al trasporto di cose e persone, a supporto delle milizie militari impegnate nelle guerre, svolgendo sempre al meglio il compito affidatogli. Il successo di questo animale è dovuto principalmente alle sue innate doti fisiche, alla sua resistenza e alla sua indipendenza, che lo hanno reso nei millenni un animale indispensabile per l’uomo e per il progresso. I muli sono ancora oggi allevati nelle regioni a vocazione rurale, dove vengono impiegati nei campi e per il trasporto di derrate alimentari lungo gli impervi sentieri di montagna, non percorribili con altri mezzi di trasporto. I muli non vanno mai trattati duramente, poiché sono animali dal carattere molto forte e scontroso e un addestramento troppo rude potrebbe scatenare il loro istinto vendicativo e vanificare tutti gli sforzi fatti per educarli. I muli sono animali estremamente longevi e possono lavorare anche per 30-50 anni. Il massimo del rendimento si ha a partire dai quattro anni di vita. Solitamente l’età esatta del mulo viene stabilita attraverso l’esame della dentatura che è molto simile a quella dell’asino. Molto importante per il rendimento del mulo è la corretta zoccolatura e la cura della ferratura. I muli rispetto ai cavalli hanno bisogno di meno cibo. La loro dieta, comunque, è molto simile a quella dei cavalli e va calibrata in base al tipo di impiego a cui l’animale è destinato, all'età e al peso. Il pascolo rappresenta sempre l’opzione consigliabile.
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