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Solitamente si tende a dare un nome ai bovini specifico a seconda dell'età e del sesso. Il bovino femmina è però spesso chiamato con l'appellativo “mucca”, che in realtà è un termine proveniente dal dialetto toscano, profondamente radicatosi, però, nell'uso quotidiano al posto di “vacca”. Ad ogni modo, non è ancora ben chiaro quale sia l'etimologia afferente a questa parola. Secondo alcuni, mucca sarebbe una derivazione tra i termini latini mulgēre (in italiano "mungere") e mūgīre (in italiano "muggire"), entrambi verbi che ben si raccordano con questo animale; secondo altri, invece, il termine mucca ha un'origine onomatopeica, imitando il classico verso della mucca stessa. Altri ancora propendono per una sovrapposizione dei termini muggire e vacca.
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In natura esistono molte razze di bovini, alcune delle quali selezionate con cura e pazienza dall'uomo stesso. In generale, però, la classica mucca alla quale pensiamo non appena pronunciamo questo termine è quella pezzata, di colore nero e bianco, anche se esistono mucche con mantelli di diversi colori, dal bianco al grigio passando per il marroncino. Alla stessa maniera esistono poi diverse corporature e caratteristiche fisiche che distinguono le varie tipologie bovine esistenti: ad esempio, esistono mucche alte al garrese anche 185 centimetri, con un peso medio che può arrivare anche a 700 chilogrammi come la mucca di razza Chianina oppure la Bionda d'Aquitania.
La mungitura è un momento molto importante per chi ha un allevamento di mucche: infatti, esistono regole sanitarie ben precise in merito, al fine di operare nel modo più igienico ed esatto possibile, sia per garantire un prodotto genuino, sia per la salute dell'animale stesso. Un tempo la mungitura veniva fatta esclusivamente a mano dal fattore, ed ancora oggi è così per chi, magari, ha solo pochissimi capi per mungere, per i quali non è conveniente acquistare un mungitore automatico. Le grandi aziende, o chi comunque ha un allevamento bovino di media grandezza, predilige la mungitura automatica, realizzata mediante uno specifico macchinario che viene attaccato direttamente ai capezzoli della mammella della mucca sfruttando il gioco del vuoto d'aria e della compressione del capezzolo stesso.
La mucca riveste un ruolo importante in alcune religioni orientali, sia attuali che del passato. Gli Ebrei, ad esempio, la usavano per i riti propiziatori, così come racconta anche l'episodio biblico dell'attraversamento del deserto del Sinai, quando venne bruciata una vacca rossa, senza difetti di sorta e non sottoposta al giogo, insomma uno dei migliori esemplari a disposizione. Inoltre, continua la storia, le ceneri di questo animale vennero raccolte e mescolate all'acqua ogni qualvolta vi era necessità di compiere abluzioni o riti espiatori.
Ma è sicuramente nell'ambito della religione Indù che la mucca assume un ruolo fondamentale, di vero e proprio animale sacro. Infatti è proprio una vacca, chiamata Surabhi, che appare in molte immagini iconografiche raffiguranti Krsna: questa mucca vive nel paradiso di Krsna, il Goloka, ed è dispensatrice di beni e come tale non può essere uccisa. Il compito fondamentale delle mucche, secondo la religione induista, è quello di condurre le anime degli uomini defunti lungo il fiume sotterraneo Vaitaraṇī, che è pieno di coccodrilli e pertanto non guadabile. Le vacche aiuterebbero quindi gli uomini a giungere agevolmente sull'altra sponde del fiume, dove verrà assegnato loro un nuovo corpo per la successiva reincarnazione. In India non è quindi inusuale trovare vacche che vagano liberamente per città e per i campi, mangiando indisturbate anche dalle sporte dei mercatini e dei negozi di alimentari, poiché nessuno può attaccare una mucca, né ucciderla né tanto meno cibarsi delle sue carni. Eppure il nome in sanscrito di questo animale, “aghnya”, significa “colei che si può macellare”. Infatti la “divinazione” della mucca da latte pare essere divenuta un vero e proprio dogma religioso in seguito al grande boom di natalità dell'India, dove la vacca rappresentava, e rappresenta tutt'oggi, una forza lavoro importante, oltre che un animale prezioso dal quale poter prendere il latte per la trasformazione di questo in prodotti caseari e quindi atti al nutrimento umano. Probabilmente, il precetto scaturì proprio dalla possibilità che le mucche potessero essere uccise per soddisfare l'alimentazione e non quindi essere impiegate nel lavoro campi, riducendo così anche le aree potenziali dove poter coltivare, in quanto sarebbero state destinate al pascolo dei bovini. Eppure non è sempre stato così. Infatti, era la casta dei Brahmani che si occupava della macellazione rituale dei bovini, in quanto la carne di questi animali veniva consumata in occasioni ed eventi speciali, come matrimoni e funerali. Ad ogni modo, come spesso accade nelle religioni, la necessità sociale divenne precetto religioso, così come accade per l'Islam e il suo comportamento nei confronti della carne di maiale. Nonostante per legge nei paesi indiani sia vietata la macellazione, ad esclusione del Kerala e del Bengala Occidentale, esistono tantissimi macelli che operano nell'illegalità, soprattutto nella grandi città dove il fabbisogno alimentare è sempre maggiore.
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