Maiali sardi

Origini e storia

L'allevamento dei suini in Sardegna si fa generalmente risalire alla preistoria, a partire dal Neolitico Antico, e quindi intorno al VI millennio AC: infatti, un folto insieme di testimonianze archeologiche ha permesso di stabilire con certezza non solo della presenza dei maiali sardi allo stato brado, ma anche l'esistenza di veri e propri allevamenti domestici già in tempi remoti.

Fra il 1800 e il 238 AC, nel pieno del periodo nuragico, si fanno risalire anche diversi reperti ritrovati, sia ossa di maiali sardi, sia statuine bronzee che raffigurano sia il maiale domestico che il cinghiale, animale a cui il maiale sardo assomiglia molto e col quale, ancora oggi, è solito accoppiarsi allo stato brado nella bassa macchia e nel sottobosco.

Durante il periodo della dominazione romana in Sardegna si assistette ad un aumento significativo dell'allevamento dei maiali sardi, che proseguì nel corso degli anni: ulteriore testimonianza ci arriva anche da reperti scritti risalenti al XIV secolo, mentre descrizioni morfologiche dettagliate sulla razza di maiali sardi le abbiamo già nella seconda metà del Settecento.

Durante i primi anni del 900, la progressiva scomparsa di boschi di querce ha portato ad una forte diminuzione dell'allevamento suino allo stato brado, in quanto le ghiande rappresentavano una fonte fondamentale di nutrimento per i maiali sardi. Così, dall'allevamento allo stato brado, si è passati a prediligere sempre più l'allevamento casalingo.

Nonostante ciò, oggi sopravvivono protetti numerosi allevamenti di maiali sardi allo stato brado, anche se gli spazi sono sempre più risicati.

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La razza

Maiali sardiUna recente indagine compiuta dall'Istituto Zootecnico e Caseario per la Sardegna ha evidenziato come della originale razza di maiali sardi sopravvivano in realtà sono alcuni branchi nelle zone montuose, mentre in pianura ed in collina si prediligono razze differenti o comunque di derivazione sarda ma incrociate con altre linee genetiche.

I maiali sardi per la loro peculiarità sono da sempre impiegati nella produzione di salumi locali molto pregiati, nonché per la preparazione del porceddu, un piccolo maialino arrosto macellato all'età di 35 – 45 giorni che rappresenta una delle prelibatezze della cucina tradizionale sarda.

A riprova dell'importanza di questa razza, nel marzo del 2006 la CTC dell'ANAS ha riconosciuto la razza di maiali sardi come razza suina autoctona italiana con DM n. 21664; in seguito, sempre nello stesso anno, è stato creato il primo registro anagrafico ufficiale gestito dall'Associazione Nazionale Allevatori Suini.

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Caratteristiche fisiche

Maiali sardiI maiali di razza sarda si presentano con una figura massiccia, di altezza media al garrese di 60 centimetri e con un peso vivo da adulto compreso fra i 70 e i 100 chilogrammi. La testa è conica, con profilo dritto e orecchie piccole e dritte oppure, in alcuni casi, pendenti oppure rivolte di lato. Il collo è corto e massiccio, mentre la linea dorso – lombare si presenta rettilinea o al massimo leggermente convessa.

La groppa è inclinata, mentre le spalle sono, a dispetto della mole, leggere con torace poco sviluppato e cosce non particolarmente grosse. Gli arti sono corti. In alcuni esemplari ritroviamo un tratto tipico del maiale casertano, ossia le “tettole”.

Sicuramente molto particolare è il manto del maiale sardo, che si presenta caratterizzato da setole lunghe e profuse, che in corrispondenza del dorso formano una vera e propria criniera. Anche la coda è caratterizzata dalle medesime setole, tant'è che l'effetto ricorda un po' la coda del cavallo. Solitamente troviamo il manto nei colori nero, grigio, fulvo e pezzato.

Per quanto riguarda i caratteri sessuali, nel maschio i testicoli devono essere ben pronunciati, mentre i capezzoli non devono essere inferiori ad 8. Nella femmina, invece, sono le mammelle a non dover essere in numero minore di 8 mentre i capezzoli dovranno essere ben pronunciati.


Maiali sardi: Crisi del settore

Maiali sardiI provvedimenti dell'Unione Europea, che hanno vietato l'esportazione delle carni di maiali sardi nel resto del Continente, hanno provocato non pochi danni al settore, già in crisi per le condizioni economiche del momento, accentuate dal fatto che una norma così restrittiva non può che danneggiare tutta la filiera.

Infatti, le aziende che lavorano la carne di maiali sardi e poi provvedono all'esportazione non solo si sono viste bloccate in modo coatto la produzione, ma sono state costretta anche a pagare le penali per i contratti già stipulati e non onorati, condizione che si risolve come danno su danno.

Il problema ancor più grande è che il posto delle aziende sarde è stato preso dalla concorrenza, in particolar modo dalle aziende spagnole e tedesche che, con modi spesso eticamente discutibili, hanno abbassato i prezzi della carne in maniera notevole per essere competitive sul mercato. Il risultato è, in termine economici e d'immagine, assolutamente negativo e ancora si cerca una soluzione per questa legge capestro che nulla di buono ha prodotto fin'ora.



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