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Molte volte, la prima reazione del padrone di fronte a un cane che ringhia è la paura. Nulla di più sbagliato! Innanzitutto, il ringhio non va interpretato come un segnale di tradimento nei confronti del padrone. Spesso si sente dire “ma come? Un cane trattato così bene, viziato, sempre accontentato, sempre coccolato, mai preso a botte, come può diventare aggressivo proprio con me?”… beh, cominciamo col dire che un comportamento aggressivo una tantum non è una tragedia. Può capitare, il cane è un essere senziente, dotato di stati d’animo e anche di ‘momenti no’, esattamente come le persone; va bene correggere il comportamento sbagliato, ma senza farne un dramma. Si è già parlato dell’importanza della gerarchia sociale per il cane: bene, quando il cane ringhia la cosa da fare è proprio ristabilire la gerarchia, mostrarsi assertivi e rimetterlo al suo posto. La paura è un atteggiamento sbagliato poiché confonde il cane e ci rende poco credibili nel nostro ruolo di ‘capobranco’. Una corretta educazione comportamentale è la soluzione giusta; nei casi più gravi, se non riusciamo a educare il cane da soli, possiamo anche ricorrere all’aiuto di un addestratore. Evitiamo invece le terapie a base di psicofarmaci, che qualche veterinario potrebbe –in modo un po’ semplicistico- suggerirci. E’ vero che il cane così sarà più tranquillo, ma a che prezzo? Nella quasi totalità dei casi ci ritroveremmo con un cane completamente snaturato, ridotto a poco più che una larva, e il problema sarebbe comunque ancora lì: agire alla radice è il modo migliore per risolvere la questione.
Tornando al discorso del “come può il cane ringhiarmi se è stato sempre coccolato e accontentato in tutto?”… ecco, spesso il problema è proprio quello. Il cane ha sì bisogno di affetto e coccole, ma ha anche, imprescindibilmente, bisogno di regole. E non perché dobbiamo comportarci da dittatori, o dobbiamo trattarlo come un burattino, assolutamente; un cane ha bisogno di regole perché per lui sono fondamentali, la gerarchia è parte del suo essere, e senza un suo ‘posto in società’ ben definito si sentirebbe confuso e incompleto. L’educazione in questo senso va impartita a Fido sin da piccolo. Quando capitano poi i sopracitati atteggiamenti aggressivi, tutto ciò che dobbiamo fare è ristabilire il nostro ruolo di capobranco. Vietatissimi strilli e botte, in questa e in qualsiasi altra occasione: il cane si sentirebbe ancor più istigato, spaventato e confuso, e otterremmo l’effetto contrario a quello che vogliamo. Come prima cosa insegnamogli il comando ‘no’, che può essere utile in questa e in molte altre situazioni: il tono di voce dev’essere fermo e perentorio; evitiamo inoltre di guardare il cane negli occhi quando ringhia (lo interpreterebbe come un gesto di sfida), e invece mostriamoci delusi e allontaniamoci da lui, interrompendo qualsiasi attività stessimo facendo. Dopo chiamiamolo e facciamolo venire verso di noi; questo gli farà capire che il padrone è il capobranco, e che lui è al sicuro, e il suo ruolo sociale non è minacciato. In caso di ringhio dovuto a fattori esterni, invece, cerchiamo di far abituare il cane un po’ per volta alla presenza di questi ‘elementi di disturbo’, rassicurandolo, e premiandolo ogni qual volta in presenza di tali fattori non manifesti aggressività.
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