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Nel primo caso, ovvero quello del cane che si allontana da noi e non ubbidisce, dobbiamo innanzitutto capire se si tratta di un effettivo problema di disobbedienza, o se semplicemente il cane non riconosce il richiamo. Ricordiamo sempre che il richiamo non è una cosa automatica, non basta dire ‘Fido!’ e aspettarsi automaticamente che il cane capisca di dover correre da noi; ci sono esercizi appositi per insegnare al cane a rispondere a questo tipo di comando. Se invece il cane conosce benissimo il comando, ma non sempre lo esegue, può essere perché c’è qualche problema nella nostra leadership: il cane non ci riconosce come capibranco, o almeno non sempre. Magari il cane ci riconosce come ‘capi’ nei momenti della giornata dedicati agli esercizi educativi, ma non nel resto del tempo; il problema sta spesso nel fatto che non siamo abbastanza assertivi nel tono di voce o nel linguaggio del corpo. Correggiamo il nostro modo di porci, e assicuriamoci che Fido ci veda come leader sempre, non solo durante gli esercizi. Nel caso del cane che scappa di casa, cioè che si allontana, il problema è un po’ più complesso. Potrebbe dipendere da un fatto sessuale, ovvero dalla presenza di qualche cagnetta in calore che lo attira: in questo caso, se proprio non riusciamo a evitare che il cane scappi nei periodi ‘a rischio’, si può pensare di ricorrere alla castrazione, che è un intervento poco invasivo che si limita a privare il cane dei suoi impulsi sessuali (concetti come il ‘sentirsi offesi nella propria virilità’ sono tipicamente umani, il cane non si pone di questi problemi). Altre volte, invece, il cane scappa di casa semplicemente perché non la considera ‘casa’, e questo è il problema più grave di tutti. Come ben sappiamo, infatti, il cane è un animale prettamente sociale, ha bisogno di un branco, senza un branco di cui far parte si sente nulla. Se non siamo riusciti a stabilire una relazione col cane - che non significa solo dargli da mangiare, ma farlo sentire parte del contesto sociale, interagire spesso con lui, dare uno scopo alla sua vita – il cane si sentirà in dovere di andarsi a cercare il proprio branco altrove. In tal caso cominciamo con calma a stabilire un rapporto con l’animale, facendoci anche, se necessario, aiutare da un educatore: solo così riusciremo a far sì che il cane riconosca la casa come proprio territorio, e non sia più spinto a scappare. E’ importante sottolineare che il cane non va mai punito quando torna a casa: gli animali non sono in grado di associare la punizione a un’azione compiuta in precedenza, e quindi non solo non capirebbe che la causa del rimprovero è la fuga, ma anzi rischierebbe di associare la punizione all’atto di essere tornato a casa.
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Ci sono anche degli esercizi pratici a cui ricorrere per insegnare al cane a non uscire dalla porta quando usciamo noi (sarà infatti naturalmente portato a seguirci). Insegniamogli sin da cucciolo i comandi “seduto” e “resta”. Dopo di che, facciamolo sedere alla distanza prestabilita dalla porta, chiediamogli di stare fermo e usciamo. Se il cane si alza ci segue, cosa che sicuramente capiterà le prime volte, ripetiamo l’esercizio, riportando il cane nella posizione originaria. Ogni volta che il cane esegue l’esercizio correttamente premiamolo con lodi e piccoli bocconcini: nel giro di poco tempo, potremo tranquillamente uscire dal cancello di casa senza che il cane ci segua.
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