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La malattia invade, come anticipato, l’apparato gastrointestinale, provocando diarrea, oltre che anoressia, vomito, depressione, disidratazione e forti dolori all’addome. Inoltre l’animale infetto perde progressivamente la capacità di produrre leucociti, cellule che nascono nel midollo osseo, basilari per la generazione degli anticorpi, la qual condizione rende così indifeso il gatto nei confronti di qualsiasi altra infezione.
Quando parliamo di diarrea non ci rifacciamo ad una vera e propria patologia perché in realtà questa può essere soltanto un sintomo di una malattia più complessa. Per diarrea (o dissenteria) in genere...
Quando il gatto cammina gli artigli non toccano terra perché sono in posizione retratta, mentre solo i cuscinetti sono a contatto con il terreno. Le unghie sono temibili per uomini ed animali perché s...
I gatti, soprattutto di genere maschile, sono tendenzialmente predisposti alla cistite, è perciò molto importante prevenire il manifestarsi una simile patologia, attraverso l'alimentazione, ma qualor...
La cistite è l’infiammazione della vescica. Nei nostri amici gatti, la causa più frequente delle cistiti è costituita da calcoli di struvite. La struvite è un minerale, nello specifico un fosfato idra... ![]() | N/A Cuscini copriletto Adottare Cane Gatto Zampa Piatti Animali App Siti Web Area di adozione Canina Home Decor Federa Federa Quadrata Prezzo: in offerta su Amazon a: 10,99€ |
Una volta portato il gatto a visita dal veterinario, questi partirà dalla storia clinica del gatto e dal racconto del suo padrone per stilare una prima diagnosi. A questi elementi si aggiungerà lo stato complessivo del soggetto che ha davanti, con la sua febbre, disidratazione, debolezza e, toccando l'addome, può rilevare l’ingrossamento dell’intestino e dei linfonodi nell'addome che si presenta quasi sempre dolorante. Esami specifici, per esempio quello delle feci dove sarà individuato il virus, e analisi del sangue per confermare la carenza di leucociti completeranno il quadro.
Per ottenere una buona prevenzione l’unica cosa da fare è vaccinare il proprio gatto appena possibile. Visti i dati statistici riguardanti la morte dei gatti non vaccinati colpiti da Parvovirosi sembra che al momento l’unica profilassi ottima da seguire sia proprio quella del vaccino. Il vaccino presente in commercio attualmente, e utilizzato da tutti i veterinari assicura per fortuna una protezione efficace. E’ possibile vaccinare anche soggetti ad alto rischio come gatte in gravidanza e cuccioli molto piccoli con un particolare tipo di vaccino, chiamato “virus spento”. Purtroppo però l’efficacia di questo vaccino non è immediata quanto quelli normali perché i gatti trattati in tale maniera non sono completamente protetti fino al 7° giorno che segue il secondo vaccino. Le vaccinazioni vive al contrario creano un’immunità più veloce e sicura, l’importante è ricordarsi di effettuare almeno 2 vaccini a intervallo di due – quattro settimane e poi con cadenza annuale. Nelle gatte in gravidanza e nei cuccioli che hanno meno di quattro settimane è vietato ricorrere al vaccino con virus vivo e modificato in quanto potrebbe causare aborto spontaneo o, quanto meno, una serie di danni permanenti al cervelletto dei cuccioli.
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