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Ma che tipo di acqua dobbiamo utilizzare per il nostro acquario? La prima, sostanziale differenza, è decidere se vogliamo ricreare un ambiente d’acqua dolce, o un ambiente marino.
In generale, esistono due valori fondamentali da tener presenti quando parliamo di acqua: il pH e il DH. IL pH indica l’acidità dell’acqua, e si misura su una scala che va da 0 (molto acida) a 14 (molto basica); il pH dell’acqua negli acquari dolci dovrebbe aggirarsi tra il 6,5 e il 7,5, mentre per quanto riguarda quelli d’acqua marina tra il 7,8 e l’8,5. Il DH invece indica la quantità di calcare disciolta in acqua: un’acqua molto calcarea è detta ‘dura’, una poco calcarea è detta ‘molle’ o ‘tenera’.Per quanto riguarda un acquario d’acqua dolce, per lo più si tende ad utilizzare la comune acqua potabile di rubinetto, il che non è del tutto sbagliato (molto dipende anche dalla qualità dell’acqua nella zona in cui viviamo), poiché la maggior parte delle specie di pesci riesce ad adattarsi con facilità alle condizioni dell’acqua (eccetto specie di pesci più particolari, che potrebbero richiedere acque con caratteristiche specifiche).Il più delle volte, però, l’acqua di rubinetto si presenta inquinata e tutt’altro che pura, e quindi potrebbe a lungo termine causare danni a flora e fauna. Un tempo si era soliti utilizzare l’acqua piovana o l’acqua di pozzo, più pure di quelle degli acquedotti, ma al giorno d’oggi sono anch’esse inquinate.L’unico acqua davvero perfetta è quella preparata con impianti ad osmosi inversa (ve ne sono in commercio anche di appositi per l’acquariofilia, a prezzi accessibili): ciò che si ottiene è un’acqua completamente depurata da qualsiasi sostanza in essa disciolta. Quest’acqua però risulta troppo povera, e va quindi integrata con dei minerali.Se decidiamo invece di dedicarci ad un acquario marino o di barriera, il discorso cambia. Abbiamo due diverse possibilità per l’acqua: la prima è chiaramente quella di procurarcela direttamente dal mare.
Questo, però comporta notevoli svantaggi: innanzitutto una spesa non indifferente, se non siamo così fortunati da abitare vicino al mare; in secondo luogo, i nostri mari sono spesso tutt’altro che puri, e potremmo ritrovarci con dell’acqua inquinata, o anche introdurre inavvertitamente malattie nel nostro acquario; infine, ultimo ma non meno importante, la legge italiana vieta di prelevare acqua dal mare senza delle specifiche autorizzazioni.Cosa fare, quindi? Per nostra fortuna, si trovano facilmente in commercio delle miscele di sali già pronte da disciogliere in acqua, permettendoci di creare dell’acqua marina sintetica. Bisogna utilizzare tutti gli elementi presenti nella confezione, per ottenere un’acqua il più possibile simile a quella marina; prima di introdurvi i pesci, è necessario far aerare la nostra miscela sintetica per diverse ore, e controllarne la salinità.La salinità corrisponde alla densità, e viene misurata tramite uno strumento apposito che prende il nome di densimetro: in genere la concentrazione di sali adatta per i pesci tropicali è di 1022-1024, misurata ad una temperatura di 25°C (la densità varia infatti in relazione alla temperatura), mentre per i pesci mediterranei è di 1026-1028, misurata ad una temperatura di 17-20°C.Una cosa molto importante da ricordare è che negli acquari marini, per pareggiare eventuali perdite d’acqua dovute all’evaporazione, va utilizzata acqua dolce e non salata, poiché i sali non evaporano.E’ importante sottolineare che l’acqua del nostro acquario è ferma, e non può quindi ricambiarsi come avviene in natura: è quindi chiaro che ogni minima cosa che avviene nell’acquario finisce per sporcarla. Foglie di piante, detriti, avanzi di cibo, deiezioni di pesci, tutto ciò contribuisce in poco tempo a rendere torbido e inquinato il nostro acquario.
Per evitare che ciò avvenga, ci sono diversi accorgimenti che dobbiamo adottare.Innanzitutto, un semplice e basilare accorgimento è quello di non dare ai pesci più cibo di quanto possano effettivamente consumare: gli avanzi di cibo, infatti, in breve tempo si deteriorano trasformandosi in rifiuti, e diventano inoltre nutrimento per eventuali alghe infestanti.Poi, è utile seguire un programma di ricambi parziali dell’acqua: bisogna cambiare circa il 20% dell’acqua contenuta nell’acquario, ad una cadenza di due-tre settimane. Facciamo attenzione, però: l’acqua nuova deve essere alla stessa temperatura di quella dell’acquario, e più o meno con le stesse caratteristiche, in modo da evitare ai pesci e alle piante pericolosi shock. Per l’acquario marino, i cambi devono essere più frequenti, e la proporzione un po’ superiore al 20%.Questo in parte ci aiuta a mantenere la nostra acqua pulita, ma non è sufficiente: la maggior parte del compito è invece affidato al filtro. Il filtro di un acquario può essere interno o esterno, e si divide in scomparti, in cui avvengono due tipi di filtraggio: prima quello meccanico, poi quello biologico.L’acqua viene spinta dalla pompa in direzione del filtro, e viene in un primo momento sottoposta alla fase del filtraggio meccanico: la si fa passare attraverso dei materiali di diversa granulometria (in ordine crescente, ad esempio prima una spugna, poi della lana di perlon, e così via), che hanno il compito di trattenere lo sporco e le impurità. Dopo questa prima fase l’acqua passa, più lentamente, nell’ultimo scomparto, in cui avviene la fase di filtraggio biologico: nell’ultimo scomparto vi sono infatti materiali adatti ad essere colonizzati dai batteri, che hanno il compito di trasformare in innocue le sostanze dannose contenute nell’acqua.
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