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I morsi hanno caratteristiche e sintomatologie diverse a seconda del tipo di serpente. Il morso della vipera in generale si riconosce per la presenza di due fori ai lati del morso lasciati dai denti del veleno. Provoca dolore immediato con gonfiore ed ecchimosi nella parte interessata dal morso. Tra i sintomi più immediati poi c’è anche la nausea e le vertigini. Il veleno delle vipere è citotossico quindi impiega alcune ore prima di portare la vittima alla morte. Nel caso si venga attaccati da un mamba o da un cobra, invece, si avvertiranno vertigini, senso di smarrimento, difficoltà nel parlare, nel deglutire e nel respirare. Questi pericolosissimi serpenti iniettano un veleno di tipo neurotossico che va ad agire direttamente sulle cellule nervose. Ha un’azione molto più rapida rispetto a quello delle vipere. Il morso presenta solo due fori ai lati ma non presenta gonfiori o ecchimosi.
Il veleno iniettato dai mamba e dai cobra è neurotossico. Solitamente sono presenti due fori sul lato del morso. Il veleno iniettato dal Boomslang, o serpente degli alberi, è di tipo emotossico il che significa che va ad agire sulla coagulazione del sangue e uccide per emoraggia. Non risulta doloroso nell’immediato, ma, dopo circa un’ora la ferita comincia a sanguinare e lo stesso accade per eventuali altre ferite presenti sul corpo.
Quando si viene morsi da un serpente bisogna recarsi in ospedale il prima possibile per la somministrazione dell’antidoto. Prima, però, è fondamentale cercare di identificare il serpente autore del morso cercando di ricordarne il colore, le dimensioni, la forma della testa e il metodo di attacco. Queste informazioni saranno molto utili per aiutare i medici ad individuare il tipo di antidoto da somministrare. Nel frattempo bisogna sempre tenere sotto controllo la vittima in quanto se non si presenta alcun sintomo nel giro di un’ora allora è possibile che non si tratti di un serpente velenoso o che, comunque, il veleno iniettato non sia tale da causare danni. Slacciare subito i vestiti e posizionare la vittima all’ombra evitando di farlo agitare per evitare che con il movimento il veleno raggiunga più rapidamente il cuore. Immobilizzare l’arto interessato dal morso senza però bloccare il flusso sanguigno a meno che non si tratti di un serpente dal veleno neurotossico. Pulire la ferita senza fare pressione per evitare di creare ecchimosi. Somministrare Rcp se necessario. Va assolutamente evitato che la vittima si muova o si agiti. Non bisogna incidere in nessun caso la ferita o tentare di succhiare il veleno. Non dare da mangiare o da bere alla vittima, specialmente bevande alcoliche. Occorre evitare di lavare la ferita con acqua e sapone o di posizionarvi sopra del ghiaccio. I bendaggi comprimenti non devono essere tenuti per troppo tempo. Importantissimo, infine, è non lasciare mai sola la vittima.
La terapia varia in base alle caratteristiche del morso. La prima cosa da stabilire è se si tratta di un morso asciutto, ovvero, di un morso in cui non è stato iniettato del veleno o meno. In media il 30% dei morsi di serpente sono asciutti. In questo caso, quindi, non c'è alcun pericolo e la ferita va trattata come una semplice ferita da puntura e va disinfettata. In caso di avvelenamento, invece, bisogna stabilire con esattezza il tipo di serpente autore del morso per individuare l’antidoto, che resta il fulcro di qualsiasi terapia anti-avvelenamento. Gli unici antidoti permessi sono dei derivati di origine equina. L’efficacia del siero somministrato dipende, infine, da diversi fattori, tra cui il tempo e la dose. L’antidoto è più efficace se somministrato entro le prime 4 ore, meno se somministrato dopo le 12 ore dal morso.
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