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La filariosi è una malattia parassitaria che colpisce sia cani che gatti; le forme di filariosi più pericolose per i nostri amici a quattro zampe sono due, la filariosi cardiopolmonare e quella sottocutanea. Il responsabile della prima e più nota, quella cardiopolmonare, è il Dirofilaria immitis, mentre la filariosi sottocutanea è dovuta a Dirofilaria repens: sono entrambi vermi Nematodi piccoli e bianchi.
Le larve di questo parassita sono trasmesse al cane dalle zanzare: una volta insediatesi nell’organismo ospite, le larve compiono il loro ciclo vitale, localizzandosi nel cuore e nei vasi polmonari in un caso, al di sotto della cute nell’altro. E’ utile sottolineare che la filariosi nella sua variante sottocutanea è una zoonosi, cioè può essere trasmessa anche all’uomo.Negli ultimi anni l’insorgenza delle filariosi è andata via via aumentando, in seguito a diversi fattori. Innanzitutto, le zanzare tigri: come tutti noi ben sappiamo, il numero di questi fastidiosissimi insetti (vettori per altro della filariosi) è andato notevolmente crescendo in Italia negli ultimi cinque o sei anni; non solo, essendo le zanzare tigri attive 24 ore su 24 (a differenze di altre tipologie quasi esclusivamente notturne), aumentano il tempo di esposizione al rischio della filariosi all’intera giornata.Altro fattore è il generale aumento delle temperature: temperature più alte infatti favoriscono il diffondersi di queste malattie. A tutto ciò si aggiunge anche una frequente mancanza di informazione e prevenzione adeguata per quanto concerne le filariosi.In Italia le zone endemiche in cui si diffonde questa malattia sono principalmente quelle settentrionali, in particolare la Pianura Padana e l’area attorno al Po; di recente, però, la patologia si sta diffondendo anche in Sardegna, in Campania, e in altre regioni meridionali.La filariosi cardiopolmonare è la più nota e diffusa fra le due sopracitate; si manifesta soprattutto durante la stagione calda, tra l’inizio della primavera e la fine dell’autunno, ed è purtroppo piuttosto difficile da riconoscere allo stadio iniziale. Infatti in un primo periodo, anche se le filarie sono già presenti a livello cardiaco, la patologia è del tutto asintomatica; solo dopo tempo il cuore, messo costantemente sotto sforzo, comincia a cedere, generando la cosiddetta “sindrome da minor rendimento”, una forma di astenia dovuta all’affaticamento cardiaco: il cane si presenta cioè spossato, tende ad affaticarsi facilmente anche con sforzi minimi, presenta tosse, e col passare del tempo diventa inappetente e depresso.
Se la filariosi cardiopolmonare non viene riconosciuta e curata in tempo porta a crisi respiratorie, collasso cardio-circolatorio, ma anche a problemi neurologici e alla formazione di accumuli di liquido a livello addominale. Alla lunga, se viene trascurata, può facilmente portare alla morte dell’animale.Per quanto riguarda la filariosi sottocutanea, invece, si tratta di una malattia meno nota, e molti studi al riguardo sono ancora in corso. E’ stato comunque evidenziato come spesso si manifesti con sintomi che includono alopecia, prurito, dermatiti cutanee, noduli, granulomi.
La filariosi sottocutanea può colpire anche l’uomo (si manifesta con noduli, eritemi e pruriti, ma il parassita attacca spesso anche i muscoli, gli occhi, le viscere e i linfonodi), e l’Italia è il paese col maggior numero di casi registrati. Va detto che però nell’uomo il parassita non riesce a compiere il suo ciclo biologico, a differenza di quanto avviene nel cane, ma può solo essere ospitato quando è già allo stadio terminale della sua vita: è ancor più importante quindi prevenire i casi di filariosi nei cani, perché questo porrebbe un serio freno anche alla diffusione della patologia a livello umano.La filariosi è in linea di massima una patologia curabile, ma il trattamento macrofilaricida (cioè quello che uccide i vermi adulti), oltre a essere doloroso, prevede l’utilizzo di farmaci a base di derivati dell’arsenico, e quindi va effettuato con le dovute precauzioni e può presentare un margine di rischio.
La cosa più efficace è sicuramente la prevenzione. Vi sono dei test sierologici che è possibile eseguire sul sangue dell’animale per sincerarsi della presenza o meno della malattia; ma esistono anche, in commercio, dei farmaci atti proprio alla prevenzione della filariosi: possono essere in pastiglie, in fiale da applicare sulla nuca o da iniettare, ed è sufficiente somministrarli regolarmente (a cadenza mensile o semestrale a seconda del prodotto) al nostro quattro zampe durante il periodo di rischio, per scongiurare la comparsa della patologia.Il farmaco più utilizzato nella prevenzione delle filariosi è l’Ivermectina: somministrato una volta al mese, dalla primavera all’autunno, opera un’azione retroattiva, andando a debellare qualsiasi parassita abbia infettato il cane nel 30-40 giorni precedenti al trattamento. E’ un farmaco dotato di grande efficacia, e protegge sia dalla filariosi cardiopolmonare che da quella sottocutanea; inoltre è distribuito in forma di pratiche tavolette a base di carne che risultano anche piuttosto appetibili per il cane, il che rende la somministrazione un’operazione abbastanza semplice.E’ anche utile cercare di tenere il cane il più possibile al riparo dalle zanzare, non facendolo dormire all’aperto in estate, e cercando di utilizzare sempre zanzariere e insetticidi. Queste però sono solo da considerare misure di sicurezza integrative, e da sole non sono assolutamente sufficienti: tenere il cane al chiuso di notte o spruzzare l’insetticida non ci garantisce al 100% che il cane non verrà morso dalle zanzare (come avviene anche per gli umani del resto), e non dimentichiamo che le zanzare tigri colpiscono anche di giorno.
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